Trallo

Ho appena letto un romanzo che ancora non si trova ancora in libreria. Tipo 007 dell’editoria, un certo pizzicorino di mistero. Mi è piaciuto parecchio, per la tematica e perché giocava bene con i sentimenti (Frauenliteratur?).

Ho imparato da questo romanzo perché i miei amici alto-atesini (leggi: figli di quegli italiani importati) chiamano i conterranei Südtiroler “tralli”. Interpellato, un amico di cittadinanza bolzanina motivava il termine come proveniente da tarallo, ergo terroni, perché trallo indica per lui  quel modo di fare e vestire ridicolmente  sopra le righe, Golf ribassata, ecc. Ovviamente la spiegazione è totalmente illogica: perché i Südtiroler dovrebbero essere terroni? La ragione è storica e bisogna imparare qualcosa della tormentata storia dell’Alto-Adige/Südtirol, al di là del turistume. Ne ho trovato traccia in Slangopedia:

Tedesco, di madrelingua tedesca, in particolare se di idee irredentiste. In uso fra i giovani altoatesini di madrelingua italiana, è una contrazione da “traliccio” che fa riferimento agli attentanti dinamitardi degli anni Sessanta, in cui i terroristi sudtirolesi prendevano di mira, nei loro attentati, i tralicci degli elettrodotti.

Misery lit on a miserable day

Perché sabato è un vero miserable day per me: sveglia all’alba, in questo periodo il bus interurbano pieno di adolescenti brufoli e poco vestiti, oggi persino la fotocopiatrice fuori uso con tanto di passeggiata verso la sede della primaria per pietire qualche fotocopina, quattro ore con i pupilli – troppe, troppe. E quanta misery. Per cosa, poi? Ma lascia l’ignorante nella sua ignoranza, ma lascia l’iperattivo nella sua iperattività, ma lascia la complessata lunatica nel suo giorno negativo, ma lascia la poverina sciocca nel suo mondo rosa.

Che poi esci stremata e fai della tua vita (e quella altrui) misery lit.

misery lit
n. A memoir or novel that focuses on extreme personal trauma and abuse. Also: misery-lit, mis lit, misery literature, misery memoir.

Example Citations:
Today’s idea: Is women’s fiction plagued by “misery lit,” obsessed with bereavement, child abuse and rape? Or “chick lit,” obsessed with Prada handbags and landing the perfect catch? Or is it torn between the two? British writers have at it.
—Tom Kuntz, “Woe Is Women’s Lit,” Idea of the Day (NYTimes.com), March 18, 2010

da Word Spy

Ma quale misery lit, poi. Rileggo Pride and Prejudice, tutt’altra pasta.

Bibliophilie

Bi|blio|phi|lie, die; -: Liebe zu Büchern. (Wort des Tages – Duden)

Qualche giorno fa ho commesso un delitto.

Almeno per i miei vecchi parametri, per il tempo in cui ero bibliofila (vedi parola del giorno). Quando mi sono trasferita nel nuovo appartamento ho deciso di sbarazzarmi di alcuni libri – qualcosa di linguistica che sapevo non avrei mai riletto, qualcosa di linguistica che persino non avevo mai letto, libri sul digital di qua e di là che avevo soltanto leggiucchiato e che sono diventati presto vecchi, libri su come trovare un lavoro che non mi sono mai serviti a niente e infatti ora insegno nella scuola pubblica italiana. Li avevo messi in un cartone e lasciati nel bagagliaio dell’auto per mesi (!). Ora che l’auto è dal dottore, me li sono trovati tra i piedi e … li ho distrutti. Staccati dalle copertine, fatti a pezzi e buttati nella carta da riciclo.

Vento

Ah, i tempi in cui pensavo che mi sarebbe piaciuto vivere a Trieste. Ora che ho la casa percorsa dai venti come se ci fosse una porta di frasche,  ho freddo e sono spaventata dagli ululati, dal vibrare delle finestre e dal ribollire degli scarichi in bagno, mi sta passando il desio. E mi viene in mente il vento freddo di Vienna, mai però così violento, e il vento di Wellington, pauroso,  che faceva vibrare l’Hotel Duxton e io seduta sul bordo della vasca a pregare che non crollasse.

Marzolino

Alice in Wonderland è forse meno wonderful di quel che mi aspettassi, nonostante il 3D conquistato a tale e tanta fatica contro le orde di felici famigliole in gita domenicale al multisala. Mi sono piaciuti molto lo Stregatto e il Leprotto marzolino che è proprio folle come questa giornata di marzo capricciosa tra vento gelido e sole, come un po’ tutti quelli che nascono a marzo, mese dedicato al dio della guerra.

Marzo pazzarello, guarda il sole e prendi l’ombrello.

Fingerspitzengefühl

Le parole si incidono nella mente di chi impara una lingua se c’è un collegamento forte, una situazione, un fatto, un’emozione, sia positiva che negativa. Durante l’ultimo compito quasi tutti i ragazzi ricordavano l’espressione … hasse ich wie die Pest, perché dava loro la possibilità di esprimere bene tutta la loro avversione, aiutati anche dalla somiglianza Pest / peste (comunque meno ovvia di quanto mi aspettassi, a vedere dalle domande quando hanno incontrato l’espressione). Che poi abbiano sbagliato in molti l’espressione, scrivendo Mathe ist wie die Pest, Mathe die Pest, è un’altra questione (e qui io credo nello strutturalismo spinto).

Quando oggi ho visto la parola del Duden, Fingerspitzengefühl, c’è stato un immediato effetto madeleine: inverno 1992 o 1993, un’auletta a Ca’ Dolfin, la classe di Lettorato di tedesco 2 assiepato sui banchetti, la faccia giallastra e acida della lettrice più invisa del dipartimento, la sua aria di superiorità mentre stroncava chi secondo lei era senza speranza per la traduzione e il suo verdetto da boia inappellabile: Es geht um Fingerspitzengefühl, di “sensibilità delle punte della dita” (letteralmente), o ce l’hai o non ce ‘hai e se non ce l’hai smamma dal mio corso. Ho visto più pianti in quel corso che a un funerale.

Fin|ger|spit|zen|ge|fühl, das <o. Pl.>: Feingefühl; Einfühlungsgabe im Umgang mit Menschen und Dingen: die Verhandlungen müssen mit politischem Feingefühl geführt werden.

Correggendo compiti

una potrebbe domandarsi come affrontare la risposta alla domanda

Was magst du nicht in der Schule?

che – se ne avvede tardi – è forse troppo ampia nella formulazione e dà il destro e l’estro a molte risposte, tra cui “Toilet” “die Scule” “Sonntag” (!), ma insomma, tornando a bomba, come affrontare la risposta

Ich mag in der Schule nicht Deutsch

Potrebbe gingillarsi con la costruzione della frase e le piacevolezze della negazione oppure… meglio la prima.