Caserme d’affitto

Complimenti per la traduzione che si è insediata (Hegemann, Werner, La Berlino di pietra – Storia della più grande città di caserme d’affitto, Milano, Mazzotta, 1975). Or ora alla radio, il povero Marinone pensava a caserme militari, e ovviamente era disorientato.

Basta un qualunque vocabolario (tipo il DIT) per capire che l’aspetto militare è metaforico.

Mietskaserne f (-,-n) casermone m, alveare m.

Altre possibilità: caseggiato, casa popolare.

In sostanza, le Mietskasernen sono per antonomasia gli agglomerati abitativi costruiti durante l’epoca dell’industrializzazione tedesca, la cosiddetta Gründerzeit (metà XIX sec-crollo della Borsa nel 1873), per le fasce medio-basse della popolazione, operai e impiegati.

Il profumato etimologico Kluge mi dice da dove viene il tedesco Kaserne: un prestito dal francese caserne, a sua volta derivato dal basso latino casa con lo stesso suffisso di caverna. Ma forse c’entra pure il provenzale cazerna, gruppo di quattro persone (da *quaderna, a sua volta dal latino quattuor).

Cfr. qui.

E la zeta?

La postilla sul buono Stalin è sempre lì, irresoluta. L’altro ieri ho accennato al mio dubbio con delle amiche che mi hanno guardato come se il sole m’avesse fatto male alla testa. Forse non a torto. Ma io non ho requie e non ho ancora scritto a Beccaria.

Non bastasse, ne ho una nuova. Nel finesettimana, sotto il nuvolicchio che mi ha ustionato, ho letto un po’ di libri: per esempio, questo, e poi questo. Nel secondo, sempre del fior fiore dell’editoria italiana, ho trovato:

[…] avrei portato Irene a tutti i cortei, appesa nel marsupio, facendola ballare dietro il camion dei Zezi.

Il gruppo non lo conoscevo, mi sono informata. E non so nemmeno abbastanza di fonetica napuletana per sapere come si pronuncia la zeta iniziale. Ma perché non “degli Zezi”?! Dopo la “s” impura, anche la zeta va allentando i suoi rapporti con lo/gli? Fonetista napoletano cercasi.